Lavoro e Vita: Diritti Innegabili Dell’Uomo Paradossalmente In Conflitto Nel Polo Siderurgico Di Taranto

Il 09 gennaio scorso, innanzi al TAR di Lecce, si è tenuta l’udienza già fissata per la discussione della sospensiva del D.P.C.M. del 29 settembre 2017, contenente le modifiche al Piano Ambientale per l’Ilva, impugnato dalla Regione Puglia e dal Comune di Taranto.

L’Associazione Territoriale Italiana per la promozione e tutela dei Diritti UmaniATIDU – è intervenuta nel processo, per dare il suo contributo affinchè i diritti fondamentali dell’uomo possano avere voce e rispetto.

I decreti “Salva Ilva” e da ultimo il DPCM Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 settembre 2017, autorizzando la prosecuzione dell’attività siderurgica nel Polo industriale di Taranto con la giacenza di cumuli di materiale a cielo aperto, tutt’ora in assenza della copertura dei Parchi e dei Nastri trasportatori di materie prime e delle misure di bonifica e di tutela ambientale, continuano a ledere sacrosanti diritti fondamentali protetti dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: il diritto alla vita dei cittadini e dei lavoratori costretti a respirare quotidianamente polveri altamente nocive; quello della dignità della persona e del lavoratore, costretti a vivere, sul luogo di lavoro, nella propria città, nella propria casa e con la propria famiglia, in un ambiente fortemente degradato e a rischio morte; il diritto alla propria vita privata e familiare, gravemente messo in discussione dal degrado ambientale, conseguente all’inquinamento delle matrici ambientali aria, acqua, terra.

L’Associazione A.T.I.D.U. segue costantemente il problema, tanto più che ha dedicato l’intera giornata del 13 ottobre 2017, nell’ambito del convegno internazionale tenutosi a Santa Maria di Leuca sulla “ Equità ed effettività di tutela nel sistema di protezione dei diritti fondamentali” al tema della protezione dei diritti fondamentali nei SIN – Siti di interesse nazionale – ed al giusto giusto contemperamento dei diritti fondamentali dell’uomo con le esigenze di produzione ed occupazione, volendo sensibilizzare le coscienze e l’opinione pubblica sulla importanza della protezione dei diritti in discussione e portando esempi concreti di altre esperienze europee dove la produzione dell’acciaio avviene nel pieno rispetto dell’ambiente e della vita umana.

Non vi è dubbio che la strada da perseguire è quella dell’ azione concreta e fattiva, che deve passare necessariamente attraverso responsabilità condivise, essenzialmente mirata all’ immediata e tempestiva azione di protezione dei diritti già gravemente e per alcune persone, purtroppo, irrimediabilmente pregiudicati.

Il “ricatto occupazionale” non può assolutamente giustificare uno Stato a non realizzare e completare, o ritardare le opere prescritte nelle Autorizzazioni Ambientali Integrate, nonostante la consapevolezza che il sito industriale ILVA costituisce una fonte di inquinamento a concreto rischio morte, tanto più che l’inaccettabile stato di “emergenza legislativa “ dei Decreti Salva ILVA si protrae ormai dal 2012.

E tutto ciò a voler tacere sulle responsabilità di chi, Istituzionalmente preposto a vigilare, è venuto meno all’obbligo di protezione della vita di tante persone .

Ora, nell’ambito dei propri fini statutari, l’Associazione A.T.I.D.U. ha deciso di percorrere anche la via giudiziaria, attraverso un intervento ad adiuvandum, sostenendo, come detto, il ricorso della Regione Puglia innanzi al Tar Lecce.

Trattandosi di un intervento adesivo – dipendente, però, la gestione del ricorso permane in capo al ricorrente principale, che è appunto, la Regione, la quale ha deciso di rinunciare alla sospensiva, ovvero ad una pronuncia urgente del giudice adito sul provvedimento che rinvia al 2023 gli interventi di bonifica ambientale e che, pur continuando ad autorizzare con legge il deposito di materiale nocivo a cielo aperto ed il ciclo produttivo ad alta pericolosità e nocività in assenza di adeguate misure di sicurezza.

Ora si discuterà sull’eccezione di incompetenza territoriale; dovrà individuarsi, cioè , il Giudice competente a trattare la questione e poi, chissà ….

E’ tempo, però, di azioni decise ed immediate, mirate alla salvaguardia della salute e benessere pubblico che continua ad essere in gravissimo pericolo: non c’è spazio, dunque, per dibattiti e/o discussioni, ma di scelte, certamente coraggiose, ma che possano infondere nei cittadini la speranza e la fiducia nelle Istituzioni, scelte dalle quali dipende il destino di tantissime persone cui può essere ancora risparmiata tanta sofferenza.

A.T.I.D.U.

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